In questo mondo, dov'è necessario essere così forti, abbiamo imparato sin da piccoli a nascondere e soffocare le nostre emozioni. Tuttavia le emozioni vissute sin dallo stato fetale sono iscritte nella nostra memoria emozionale e condizionano la nostra vita, i nostri sentimenti e le nostre azioni costringendoci a ripetere gli stessi schemi. La sofferenza è un correttivo che mette in luce la lezione che, con altri mezzi, non avremmo potuto capire; essa non può essere eliminata fintantoché la lezione non è stata imparata. La memoria emozionale è legata a una zona del nostro cervello: il sistema limbico, che presiede alla memorizzazione degli eventi e delle emozioni. È importante sapere che il ruolo del cervello limbico si limita alla selezione e alla memorizzazione, non riflette, non analizza, e si accontenta di farci reagire quando ci troviamo nuovamente di fronte a una situazione gradevole o sgradevole. Dunque, a volte, ci motiva a reiterare azioni che non ci sono favorevoli, o ci blocca davanti ad azioni che ci sarebbero favorevoli.Il problema è che non riflettendo, il cervello limbico, non possiede il discernimento necessario per operare la distinzione fra le esperienze “da evitare” che invece ci sarebbero favorevoli e le esperienze “ripetibili” e che tuttavia potrebbero avere ripercussioni dannose sulla nostra salute. Quando una situazione provoca in noi una reazione emotiva, vi sono forti probabilità che questa situazione sia in risonanza con un evento passato registrato nella memoria emozionale. Da qui l’importanza di scoprire che cosa abbiamo registrato nella memoria emozionale, per essere in grado di trasformare le nostre equazioni affinché il sistema che ci motiva all’azione ci spinga ad azioni che ci siano favorevoli, ed il sistema che inibisce l’azione smetta di bloccarci in azioni che sono buone per noi.